Romantici Italiani tra l’800 ed il 900

Italian Romanticists

Romantici Italiani

Presentazione

Sono da ricordare alcuni pionieri della rinascita della musica strumentale italiana nell’Ottocento: Stefano Golinelli, figura ancora poco conosciuta, operante in pieno secolo fra quei pochi musicisti, come il violinista coetaneo Antonio Bazzini, “isolati e sperduti nel vortice melodrammatico” (ci compiacciamo di citare dalla notissima “Breve storia della musica” di Massimo Mila); Giovanni Sgambati, Giuseppe Martucci e per ultimo Francesco Paolo Neglia, attivi nella seconda metà del secolo e oltre, fra coloro che – prescindendo qui da ogni valutazione del loro contributo, quanto a originalità e valore propriamente artistico – compirono “il primo sforzo coerente per la restaurazione d’una coscienza strumentale qui in Italia”. Uomini del ”Ponte”, sono stati definiti quest’ultimi, in quanto precedettero la “Generazione dell’Ottanta”, cioè quel gruppo di musicisti nati intorno al 1880 (come Respighi, Casella, Pizzetti e G.F. Malipiero), ai quali si deve “il rinnovamento della musica italiana nel XX secolo e il suo aggiornamento sulle posizioni del gusto europeo contemporaneo”. Dei quattro Maestri ho ritenuto di doverne parlare, pur brevemente, senza voler dire – è ovvio – cose nuove, soprattutto su Sgambati e Martucci (come nuove non risulteranno, del resto tutte le composizioni scelte a rappresentarli nel mio sito); ma certa con il desiderio di suscitare una maggiore attenzione, fra coloro che non li conoscessero, sugli altri due musicisti: Gonelli e Neglia. Tutto, comunque, sarà utile ai giovanissimi pianisti, agli allievi, ai quali questo florilegio viene indirizzato.

Gli Autori e Le Opere

Francesco Cilea
STEFANO GOLINELLI (Bologna, 1818 – ivi, 1891), pianista, compositore e didatta. Eletto a soli 17 anni, e senza esame, membro dell’Accademia Filarmonica di Bologna (della quale negli ultimi mesi di vita fu Conservatore e Consigliere d’Arte), fu dal 1840 al ‘71 professore nel Liceo musicale della stessa città, nominatovi dal Consulente onorario, Gioachino Rossini. Dal 1842, ma solo per pochi anni (probabilmente perché colpito da una malattia già intorno al 1849), tenne concerti in Italia e in altri paesi europei: a questa attività era stato incoraggiato da Ferdinand Hiller, che, avendolo ascoltato a Bologna nel 1842, lo riteneva il miglior pianista italiano di quel tempo. Golinelli, che affermava di esser dunque divenuto pianista “per forza”, contraccambiò il lusinghiero giudizio, dedicando fra l’altro al Maestro tedesco 12 Studi Op.15 (1844) per pianoforte, i quali furono considerati da Schumann (nella “Neue Zeitschrift Für Musik”, N.34, Lipsia, 1844) molto interessanti per il talento dimostratovi dal compositore e, soprattutto, importanti, perché segnavano il risveglio dell’Italia nel campo pressoché trascurato della musica strumentale.
Se si escludono tre quartetti per archi (Op.100), due brani sacri (Introito e Kyrie, 1841), una giovanile composizione per pianoforte e orchestra ancora non bene identificata, non che pagine vocali di vario genere, scritte però durante gli anni di studio, l’opera Golinelli è destinata al solo pianoforte: circa 300 composizioni, fra le quali sei Toccate, alcune Fantasie e almeno cinque Sonate (che segnano in Italia il ritorno ad una tradizione); tre serie di 24 Preludi (la prima, Op.23, dedicata a Rossini); diversi studi (oltre a quelli citati, merita menzione anche la raccolta Utilità e diletto, Op.37 costituita da 12 brevi esercizi, ciascuno seguito da una sonatina nella stessa tonalità, per gli allievi giovanissimi); variazioni, notturni, “melodie”, scherzi, novellette, mazurke, etc.; trascrizioni di celebri pezzi d’opera teatrali. Giolinelli curò anche una revisione di opere di Chopin, pubblicata dalla casa editrice Ricordi nella “biblioteca del pianista”. La Toccata in Do Maggiore (Op. 145), dedicata ad A. Angeleri, fu composta nel 1859 anno fra i più fecondi per Golinelli compositore e didatta; la Canzonetta in Sol Maggiore fa parte di una raccolta di 6 pezzi (Op.231) dal titolo “Ricordanze di un tempo che fu”, mentre la Novelletta in Fa Maggiore rientra in un gruppo di tre composizioni così denominate, che appaiono in “Dolori e allegrezze” (senza numero d’opera), una collana in due libri con dedica “Ai miei amici”; la Melodia in Fa Minore (che reca anche il sottotitolo Povero Cuore!) e L’Allegro in Si Bemolle Minore, sono due pagine appartenenti al trittico “Pensieri intimi” (Op.179), dedicato ad A. Mariani. Della Melodia è da notare che esiste anche una versione – probabilmente la prima – la quale reca notevoli varianti, che sembrano costituire però un freno alla libera ed espressiva cantabilità della linea melodica: soprattutto un’armonizzazione spesso differente, con accordi più densi e con scansione tetica, anziché in contrattempo, dell’accompagnamento all’inizio e alla fine.



Francesco Cilea
GIUSEPPE MARTUCCI (Capua, 1856 – Napoli, 1909), pianista, direttore d’orchestra, compositore e didatta. Avviato alla musica dal padre, ebbe a maestro per il pianoforte, dal 1867, Beniamino Cesi al Conservatorio di Napoli. Già da qualche anno, tuttavia, teneva “accademie” pianistiche a Napoli e nei paesi limitrofi, anche in duo con la sorella Teresa. Dopo il 1874, anno in cui ebbe l’occasione di farsi ascoltare da Liszt a Roma e da Rubinstein a Napoli, intraprese una carriera concertistica che lo avrebbe condotto trionfalmente in diversi paesi d’Europa (suonò anche in complessi e, in duo, col violoncellista Alfredo Piatti e con pianisti, fra i quali Cesare Pollini). All’attività di pianista preferì, in seguito, quella di direttore d’orchestra, che aveva iniziato nel 1881 a capo della Società orchestrale di Napoli fondata dal principe D’Ardore. Anche nel campo della didattica, dopo essere stato professore di pianoforte al Conservatorio di Napoli (1880-86), si dedicò, almeno ufficialmente, all’insegnamento della composizione, come direttore del Liceo musicale di Bologna (1886-1902), quindi del Conservatorio di Napoli (dal 1902 alla morte). A Bologna fu anche maestro di cappella in S. Petronio, ma operò soprattutto come direttore d’orchestra, recandosi anche all’estero. Si dedicò quasi esclusivamente al campo sinfonico, specialmente tedesco, compiendo una costante e benemerita opera di divulgazione in Italia di quel repertorio; la sua grande ammirazione per Wagner lo indusse tuttavia a dirigere anche in teatro: memorabili la “prima” italiana di Tristano e Isotta, da lui realizzata a Bologna nel 18888, e quelle, a Napoli, dello stesso Tristano nel 1907 e del Crepuscolo degli dei l’anno successivo, che gli costarono però una fatica improba e forse fatale alla sua salute, già insidiata da un male inesorabile. Furono allievi di Martucci, per la composizione, fra gli altri B. Mugellini, O. Respighi e G. A. Fano.
Della sua vasta e interessante produzione, citiamo 2 sinfonie; 2 concerti per pianoforte e orchestra (N.1, in Re Min., 1878, inedito; N.2, in Si Bem. Min.; Op.66, 1885); Tema con variazioni per pianoforte e orchestra (1882, dall’Op.58 per pianoforte solo; inedito); l’oratorio Samuel e una Messa di gloria (inediti); La canzone dei ricordi, per voce e pianoforte (poi orchestra), e numerose altre pagine vocali da camera: un quintetto e due trii per pianoforte e archi; sonate e diversi pezzi per violino, o per violoncello e pianoforte. – Per pianoforte: Sonata facile Op.41 N.1; Tarantella Op.44 N.6; Fantasia Op.51; Tema con variazioni Op. 58 (trascritto anche per due pianoforti, oltre che per solo e orchestra); scherzi toccate, notturni, preludi, capricci e molti altri pezzi; studi fra cui uno, Op.47, per il metodo Lebert e Stark; fantasia Op.32, per due pianoforti. – Molte trascrizioni (per pianoforte, o per gruppo strumentale, o per orchestra) di opere di altri maestri o anche proprie (celebri per orchestra, dal pianoforte, Notturno Op.70 N.1 e Novelletta Op.82 N.2).
Per lo Scherzino in La Magg., Op.29, facciamo notare con Fabio Fano che il suo tema ricorda quello del 3° tempo della sinfonia “Pastorale” di Beethoven. La Romanza facile in Mi Magg.; che non ha numero d’opera, è forse una composizione giovanile. Il Valzer in Do Min. e lo Scherzo in fa Min. che seguono, appartengono ad un “Album di sei pezzi”, Op.60, dal titolo “Foglie Sparse”. La Giga in fa Magg., che chiude una raccolta di 3 pezzi, Op. 61, ebbe un tempo notevole diffusione anche nella versione per orchestra dello stesso Autore. L’Improvviso in Fa Min. fa numero a sè, come Op.17; lo Scherzo in Mi Magg., invece, rientra in una serie di tre composizioni con titolo e struttura uguali, riunite nell’Op.53.



Francesco Cilea
GIOVANNI SGAMBATI (Roma, 1841 – ivi 1914), pianista. compositore, direttore d’orchestra e didatta. Per pianoforte ebbe inizialmente come maestro un discepolo d’un allievo di Clementi e, infine, si perfezionò con Liszt. Già a sei anni si esibiva pubblico, ma risale al 1860 l’inizio della sua carriera concertistica, che lo avrebbe portato in molti Paesi, dall’Italia all’Inghilterra, alla Russia. Particolari affermazioni ebbe come direttore d’orchestra nel 1866 a Roma, dove, fra l’altro, Liszt gli affidò l’esecuzione della Dante-Symphonie. Socio onorario dell’Accademia di S. Cecilia dopo rigoroso esame, dal 1893 fu direttore artistico della Filarmonica romana. Come didatta, nel 1869 aprì in casa una propria scuola di pianoforte gratuita per allievi poveri, che l’anno dopo fu riconosciuta e ospitata (con quella di violino di Ettore Pinelli) dall’Accademia di S. Cecilia e che, nel 1877, fu trasformata in Liceo musicale (l’attuale Conservatorio di S. Cecilia). Fece anche parte di complessi da camera romani, con insigni strumentisti. Le sue composizioni furono invece apprezzate soprattutto all’estero; lo stesso Wagner, dopo un incontro a Roma nel 1876, notò in lui “ un talento straordinario e originale”.
Citiamo, fra le sue opere: 2 sinfonie; 2 quintetti con pianoforte e 2 quartetti per archi; Concerto in Sol Min., Op.10, per pianoforte e orchestra; composizioni sacre, tra cui Messa da Requiem; diversi canti, melodie e altre pagine per voce e pianoforte; alcuni pezzi per violino e pianoforte. Per pianoforte: Fogli volanti; 3 album di Pezzi; Gavotta; Preludio e Fuga in Mi Bem. Min.; alcuni notturni; Suite in Si Min; alcuni notturni; Suite in Si Min,; 12 Melodie poetiche; 2 Studi da concerto per il metodo Lebert e Stark; Toccata (inedita); Serenata valsée; trascrizioni. Inoltre: le pubblicazioni didattiche Appunti ed esempi per l’uso dei pedali del pianoforte (con F. Boghen) e Formulario del pianista; la revisione di 40 studi scelti dal Gradus ad Parnassum di Clementi. In questo elenco abbiamo omesso – tranne che in un caso– i numeri d’opera, perché, per le composizioni pubblicate, si deve notare che la loro numerazione, quando è indicata, risulta per lo più diversa da quella data dall’Autore: lo stesso Concerto per pianoforte orchestra, per esempio, nell’edizione Schott figura come Op.15 (mentre per Sgambati l’Op.15 era costituita da Tre notturni per pianoforte, pubblicati come Op.20). La Giga e la Romanza in Mi Magg appartengono ad un album di 6 Pezzi lirici, Op.23 (apparsi anche con intestazioni in francesce e con l’aggiunta, per la seconda, del sottotitolo Rappelle-toi!); lo Studio trionfale, in La Magg., fu pubblicato soltanto due anni dopo la morte del compositore, con titolo in francese (Étude triomphale, Oevre posthume, con dedica “Alla Signorina Emma Mettler”).



Francesco Cilea
FRANCESCO PAOLO NEGLIA (Enna, 1874 – Intra, 1932), compositore e direttore d’orchestra. Iniziò la carriera come direttore di opere, ma, spinto da una particolare attrazione per la musica strumentale tedesca e favorito dal matrimonio con una giovane germanica, nel 1901 si trasferì ad Amburgo, dove fondò una grande scuola di musica, il “Neglia-Konservatorium” e operò come direttore d’orchestra anche nel teatro municipale, alternandosi con F. Weingartner. Si fece apprezzare pure in molte altre città tedesche, soprattutto a Berlino, tanto da essere definito uno tra maggiori interpreti della Nona di Beethoven. Accolse coraggiosamente nel suo repertorio partiture allora considerate difficili e rivoluzionarie, come quelle di Strauss, Bruckner e Mahler. Scoppiata la prima guerra mondiale, rientrò in Italia, rimanendo tuttavia ignorato dagli ambienti ufficiali e da molti musicisti, malgrado l’interessamento di personalità come Puccini, Bossi e Strauss. Fissata la propria dimora a Legnano, tu costretto a insegnare in scuole elementari dei dintorni, finché nel 1929 riuscì a far istituire nella città ospite un Liceo musicale, presso il quale svolse una preziosa e appassionata attività. Colto da grave malattia quando le sue nobili aspirazioni cominciavano a divenire realtà anche in Italia, si trasferì in casa del figlio, sul Lago Maggiore, dove morì. Dal 1963 la città di Enna organizza annualmente un concorso internazionale per pianisti e per cantanti lirici intitolato. Fra le sue composizioni si ricordano: l’opera in 3 atti Zellia (rappresentata postuma a Catania nel 1950);2 sinfonie e poemi sinfonici; musica sacra, fra cui 2 messe; un Quartetto e un Trio con pianoforte; pezzi per violino: Toccata (L’arpista fantastico) Op. 93, per pianoforte; liriche e romanze. Pubblico anche Nozioni di armonia, con relativa appendice di bassi e canti (3° ediz. Torino, 1961, con cenno biografico di L. Perrachio). La Fuga a 4 parti in Do Min.; finora inedita, è “in stile libero” secondo una precisazione dello stesso Autore.


BIBLIOGRAFICHE INDICAZIONI
Libri e articoli:
E. PIRANI, S. Golinelli, in “Gazzetta Musicale di Milano”, 1891, pp.452-454; A. DE ANGELIS, I musicisti italiani contemporanei: G. Sgambati, in “Rivista Musicale Italiana” XIX (1912), pp.141-164; F. FANO, G. Martucci. Saggio biografico-critico, Milano. 1950; PANNAIN, Ottocento musicale italiano. Saggi e note, Milano, 1952; I grandi anniversari del 1960 e la musica sinfonica e da camera nell’Ottocento in Italia, Siena, 1960 (con scritti di M. Rinaldi su Sgambati e G. A. Fano su Martucci);Città di Enna. Celebrazioni di F P. Neglia nel 30° dalla morte, Enna, 1962 (con cenni biografici ed artistici di V. Cardaci); S. MARTINOTTI, Cronache dell’Ottocento sulla musica strumentale in Italia, in “Il convegno musicale” I (1964), pp.211.235; ID., Poetiche e presenze nel pianismo italiano dell’Ottocento, in Quaderni della “rassegna musicale” 3, Torino, 1965, pp.181-194; Legnano a F. P Neglia, in “Legnano – Rassegna del Comune e bollettino di statista”, anno XII – N.4 – 1966, pp.8-17 (scritto da A. Mandelli e testo d’un discorso pronunciato da G. Confalonieri).

Enciclopedie:
“Enciclopedia dello spettacolo”, vol. VII (articolo Martucci di c. Righini); “Enciclopedia della musica”, ediz. Ricordi, vol. III (art. Martucci e V. Vitale); “Die Musik in Geschichte und Gegenwart”, vol. 8 (art Martucci di D. Di Chiera) e vol. 12 (art. Sgambati di S.Martinotti).

Romantici Italiani commento di Aysun Estefany

Da giovanissima prestai notevole attenzione alla parte storica riguardante i concerti ottocenteschi italiani che si svolgevano in salotti sfarzosi, eleganti, nei quali l’arte, la musica e la letteratura in generale prendevano forma in un’intensa attività portando all’interno di essi incontri tra musicisti internazionali; proprio per questo motivo durante la mia carriera decisi di dedicarmi con molta attenzione alla musica romantica italiana. Estremamente espressiva, ricca di virtuosismo e pianisticamente con una grande identità personale.
Tra i tanti poeti che frequentavano questi salotti musicali è da ricordare Gabriele D’Annunzio.
Grazie alla lettura di questo grande poeta ho imparato ad amare la lingua italiana, iniziando così a legare la sua poesia all’interpretazione dei Romantici Italiani e soprattutto al mio CD “Composizioni per pianoforte di Francesco Cilea”. Tra le sue opere a me più care ci tengo a citare il romanzo “il Piacere” e la poesia “Il Centauro”, poichè mi hanno aiutato a collegare ciò che è il suono del pianoforte ed il suono della parola.